In colpevole ritardo, proseguo con la seconda parte del Glossario delle migrazioni, dedicata ai luoghi.

Se ancora non l’hai letta, trovi qui la prima parte incentrata sulle persone.

CARA. Erano i Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo, luoghi in cui fino al 2018, anno di entrata in vigore della cosiddetta Legge Salvini, venivano mandati tutti coloro che facevano richiesta di protezione internazionale. Per legge il tempo di permanenza al loro interno era fissato in 35 giorni, tuttavia nella prassi potevano trascorrere anche mesi prima che i richiedenti ne uscissero.

CAS. I Centri di Accoglienza Straordinaria sono strutture individuate tramite bandi di gara per sopperire alla mancanza di posti nei centri principali. A seconda delle dimensioni, si distinguono in centri per l’accoglienza collettiva o diffusa. Possono essere perciò strutture alberghiere, caserme, centri sportivi riconvertiti ma anche singoli appartamenti. Nati come luoghi da usare in caso di emergenza, e utili per il tempo necessario al trasferimento dei richiedenti presso i centri di seconda accoglienza, sono ampiamente utilizzati anche in condizioni normali. Sul territorio italiano se ne contano circa 5000, con una capacità di 80.000 posti letto.

CIE. Nei Centri di Identificazione e di Espulsione venivano trattenuti tutti coloro che avevano ricevuto un provvedimento di espulsione per mancanza di documenti. Tra questi spesso rientravano anche i richiedenti protezione internazionale in attesa che venisse esaminata la loro domanda ma nel 2015 la loro detenzione è stata dichiarata illegale. A partire dal 2017, i CIE sono stati sostituiti dai CPR.

Confine. Termine che viene utilizzato nel linguaggio comune e giornalistico per indicare la zona di contatto tra due o più stati. Nel linguaggio europeo e giuridico è stato sostituito dalla parola frontiera. Riveste invece notevole importanza nel linguaggio accademico, identificando però una barriera ideologica, politica o sociale più che geografica.

CPA. Secondo i piani del Governo, i Centri di Prima Accoglienza avrebbero dovuto sostituire i CARA, i CDA (i precedenti Centri di Accoglienza) e i CPSA (i Centri di Primo Soccorso e Accoglienza) come luoghi di permanenza dei migranti che hanno presentato la domanda di protezione internazionale. Di fatto, strutture diverse con denominazioni e funzioni simili hanno convissuto per un lungo periodo.   

CPR. I Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono le nuove strutture detentive create per consentire l’esecuzione del provvedimento di espulsione da parte delle Forze dell’ordine. Il periodo massimo di permanenza al loro interno è variato molto nel corso degli anni e va dai 30 giorni agli 8 mesi a seconda che la persona trattenuta abbia presentato o meno la domanda di protezione internazionale. Dal 2017 oltre ai precedenti motivi di detenzione (legati principalmente a questioni di ordine pubblico e di rischio di fuga) è stata reintrodotta la possibilità di trattenimento nel caso in cui non sia stato possibile verificare l’identità del migrante negli hotspot.

Frontiera. Nella normativa europea, può essere interna o esterna. Nel primo caso rappresenta lo spazio di confine tra due stati che appartengono all’area Schengen, nel secondo è l’area tra uno stato Schengen e uno che non vi rientra.

Hotspot. Letteralmente i punti di crisi, per i quali si preferisce usare la denominazione inglese, rappresentano il primo punto di contatto tra i migranti e le istituzioni del territorio in cui approdano. Si tratta di aree specifiche, di solito in prossimità dei punti in cui si concentra il maggior numero di ingressi, in cui i migranti ricevono le prime cure e informazioni riguardo alla normativa italiana in tema di immigrazione e alla possibilità di richiedere asilo. In base al Regolamento di Dublino, i migranti vengono anche foto segnalati.

Spazio/Area Schengen. Rappresenta la zona formata da tutti quei paesi che hanno aderito all’Accordo di Schengen del 1985, gradualmente modificato negli anni successivi. Tale accordo prevede la libera circolazione delle persone al suo interno e la creazione di una normativa comune per il controllo delle frontiere esterne. L’istituzione di questo spazio ha avuto una notevole importanza dal punto di vista migratorio perché se da un lato ha concesso lo spostamento pressoché senza controlli di milioni di persone al suo interno e agevolato lo scambio di informazioni e buone pratiche tra paesi, contemporaneamente ha reso più difficile l’accesso ai cittadini extracomunitari.

Per ricapitolare

Dato che le informazioni sono tante, riassumo qui il modo in cui la maggior parte dei luoghi descritti sopra si intreccia.

Il sistema di accoglienza in Italia si basa su tre fasi:

  • Il soccorso, la prima assistenza e l’identificazione avvengono negli hotspot;
  • la prima accoglienza e la verbalizzazione della richiesta di protezione internazionale sono svolte nei CARA, CDA, CPA;
  • la seconda accoglienza, con misure più a lungo termine per chi ha ottenuto la protezione, si sviluppa nel sistema PNA, SPRAR, SIPROIMI, SAI (che vedremo la prossima settimana).

Accanto a questi centri ne esistono altri, i CAS, utilizzati in caso di afflussi ingenti di persone e i CPR, dove i migranti vengono trattenuti quando hanno precedenti penali o se costituiscono un rischio per l’ordine pubblico.

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