Siamo quasi alla fine delle Lezioni ma non disperare, ce ne sono ancora due! E se vuoi fare un ripasso: lezione 1, lezione 2, lezione 3.

Meglio dubbi che troppe certezze.

Nel libro che riporta l’appassionata autodifesa del filosofo Socrate, Platone sostiene che il grande maestro avesse ammesso la propria ignoranza davanti ai giudici:

ma costui credeva sapere e non sapeva,

io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere.

(Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pag. 38)

In un’epoca urlata e competitiva come quella attuale siamo portati a credere che emerga dalla folla solo chi alza la voce e difende a spada tratta le proprie convinzioni; avere dubbi è da stupidi e, soprattutto, mettersi in discussione è sintomo di debolezza.

Ma davvero Socrate, e mille altri dopo di lui, non ci hanno insegnato nulla?

A mio parere, l’incertezza é la molla utile a far scattare il meccanismo dell’apprendimento; non sto parlando di quella sensazione paralizzante e nociva che impedisce di progredire, ma della forza propulsiva che spinge a non accontentarsi quando non capiamo qualcosa, a pretendere spiegazioni e domandare chiarimenti in caso di disaccordo.

Si impara reciprocamente, gli uni dagli altri, e questo vale sia nelle relazioni che durante le lezioni.

Spesso la perplessità di una studentessa mi aiuta a vedere l’argomento che sto spiegando da un altro punto di vista oppure mi fa capire che sto dando per scontate cose che per altri non lo sono.

Quando interrogo invito sempre i miei alunni a motivare la loro risposta (hai presente quella fase in cui i bambini chiedono continuamente “perché?”; ecco, io sono ferma lì da più o meno 25 anni) poiché voglio che pensino prima di parlare e non imparino le nozioni a pappagallo.

Difficile per me? Sì. Snervante per i miei studenti? Assolutamente! Produttivo per entrambi? Non ho dubbi!!

Così facendo il rischio di essere continuamente interrotti o contestati è più alto, tuttavia credo che ci sia una differenza abissale tra conoscenze e competenze* e che un’insegnante debba stimolare la crescita soprattutto delle seconde. Parafrasando un po’ una famosa frase sulla lettura: “Un bambino che pensa sarà un adulto che decide”.

Ovviamente, tutto ciò non esclude un certo grado di sicurezza che favorisce la capacità di distinguere la sincera perplessità dalla polemica sterile.

E tu come ti comporti? Di solito ti rimetti nelle mani di chi ostenta sicurezza in ogni caso perché credi sia più affidabile o preferisci qualcuno che alle parole anteponga i fatti?

Se ti va di farmelo sapere scrivimi all’indirizzo info@tramedi.it e sarò felice di risponderti!

*Se vuoi sapere qual è ti invito a leggere questo post.